Medici stranieri chiedono al governo: “Circoncisione in strutture pubbliche e tra prestazioni del servizio sanitario nazionale”
Tra le proposte avanzate dall’Associazione Medici Stranieri (Amsi) al governo, avanzate al ministro per la cooperazione Andrea Riccardi e al presidente della Camera Gianfranco Fini, c’è anche l’inserimento della circoncisione tra le prestazioni del servizio sanitario nazionale. I medici stranieri, tramite il presidente Foad Aodi, chiedono che la circoncisione possa essere effettuata “presso strutture autorizzate a garanzia dei bambini e delle loro famiglie, dietro pagamento di un ticket”.
L’Amsi, con un appello sostenuto anche da Comai (Comunità del Mondo Arabo in Italia), aveva già chiesto a dicembre al ministro della Sanità Renato Balduzzi di “dare la possibilità ai genitori stranieri che vivono in Italia di rivolgersi alle strutture pubbliche per effettuare la circoncisione sui loro piccoli”.
I medici stranieri in Italia sono circa 14.500. Ma pochi sono assunti negli ospedali pubblici perché i concorsi sono riservati a cittadini italiani e della Comunità europea. Lavorano quindi soprattutto come privati.
Tra le proposte avanzate dall’Associazione Medici Stranieri (Amsi) al governo, avanzate al ministro per la cooperazione Andrea Riccardi e al presidente della Camera Gianfranco Fini, c’è anche l’inserimento della circoncisione tra le prestazioni del servizio sanitario nazionale. I medici stranieri, tramite il presidente Foad Aodi, chiedono che la circoncisione possa essere effettuata “presso strutture autorizzate a garanzia dei bambini e delle loro famiglie, dietro pagamento di un ticket”.
L’Amsi, con un appello sostenuto anche da Comai (Comunità del Mondo Arabo in Italia), aveva già chiesto a dicembre al ministro della Sanità Renato Balduzzi di “dare la possibilità ai genitori stranieri che vivono in Italia di rivolgersi alle strutture pubbliche per effettuare la circoncisione sui loro piccoli”.
I medici stranieri in Italia sono circa 14.500. Ma pochi sono assunti negli ospedali pubblici perché i concorsi sono riservati a cittadini italiani e della Comunità europea. Lavorano quindi soprattutto come privati.
Cassazione: “Circoncisione, mancato ricorso al medico è scusabile”
La Cassazione, con la sentenza 43646/11 ha sancito che è un “errore scusabile” non ricorrere al medico per far circoncidere un bambino causando a quest’ultimo una emorragia grave. La Corte ha trattato il caso di una donna di origine africana che ha fatto praticare la circoncisione del figlio ad un uomo, che non era medico. Il neonato, di otto mesi, aveva perso molto sangue ed era stato portato all’ospedale. Dove la donna aveva candidamente ammesso le sue responsabilità.
Ma la Cassazione non ha ritenuto la madre colpevole del reato di esercizio abusivo della professione medica. La donna era stata condannata anche in appello. Ha fatto quindi ricorso in Cassazione, che le ha dato ragione, scriveva ieri Il Sole 24 Ore. Per la Corte, la donna non aveva la percezione né un grado di cultura tale da farle comprendere che stava compiendo un reato. Occorre inoltre considerare il “difettoso accordo che si determina in una persona di etnia africana, che migrata in Italia, non è risultata essere ancora integrata nel relativo tessuto sociale e l’ordinamento giuridico del nostro Paese”. Rispetto all’infibulazione, la circoncisione secondo la Corte non incide nella “intimità e nella decenza sessuale della persona”.
Valentino Salvatore
La Cassazione, con la sentenza 43646/11 ha sancito che è un “errore scusabile” non ricorrere al medico per far circoncidere un bambino causando a quest’ultimo una emorragia grave. La Corte ha trattato il caso di una donna di origine africana che ha fatto praticare la circoncisione del figlio ad un uomo, che non era medico. Il neonato, di otto mesi, aveva perso molto sangue ed era stato portato all’ospedale. Dove la donna aveva candidamente ammesso le sue responsabilità.
Ma la Cassazione non ha ritenuto la madre colpevole del reato di esercizio abusivo della professione medica. La donna era stata condannata anche in appello. Ha fatto quindi ricorso in Cassazione, che le ha dato ragione, scriveva ieri Il Sole 24 Ore. Per la Corte, la donna non aveva la percezione né un grado di cultura tale da farle comprendere che stava compiendo un reato. Occorre inoltre considerare il “difettoso accordo che si determina in una persona di etnia africana, che migrata in Italia, non è risultata essere ancora integrata nel relativo tessuto sociale e l’ordinamento giuridico del nostro Paese”. Rispetto all’infibulazione, la circoncisione secondo la Corte non incide nella “intimità e nella decenza sessuale della persona”.
Valentino Salvatore