FGM: COSA SONO?

Image and video hosting by TinyPic

Escissione: Cos'è?
L’escissione del clitoride rientra nelle mutilazioni degli organi genitali femminili e consiste nell'ablazione (asportazione) del clitoride (clitoridectomia), praticata per le motivazioni più svariate (vedi sotto). Gli organi amputati non possono venire ricostruiti o comunque non in modo tale da restituire la sensibilità erogena.

Si stima che ogni anno nel mondo tre milioni di bambine vengano sottoposte a escissione o infibulazione. Le mutilazioni genitali femminili sono maggiormente diffuse in alcune aree dell'Africa e parzialmente diffuse nel Sud-Est asiatico e nel Medio Oriente.


Effetti e rischi della mutilazione
Riduzione del piacere nei rapporti sessuali (con tutti i conseguenti effetti psicologici).
Formazione di un neuroma in corrispondenza del nervo dorsale della clitoride, che rende insopportabile anche la minima stimolazione tattile.
L'operazione viene eseguita spesso da chirurghi improvvisati, in condizioni di scarsa igiene e con strumenti inadeguati, con rischi seri di emorragie, infezioni e altro ancora (talvolta anche con esito fatale).
Questi effetti sono ancora più gravi in caso di infibulazione, nel qual caso se ne aggiungono altri ancora.


Diffusione:
L'escissione nell'antichitàLa pratica della mutilazione dei genitali femminili è antichissima ed è difficile stabilirne l'origine. Era presente in molte antiche civiltà, probabilmente già durante l'antico Egitto: alcuni rilievi delle tombe della VI dinastia (2340 a.C. circa) sembrano testimoniare l'uso della circoncisione femminile, inoltre alcuni archeologi affermano che si può trovar traccia di clitoridectomia in certe mummie ben conservate. Erodoto (V secolo a.C.) cita i Fenici, gli Hittiti, gli Etiopi e gli Egiziani come popoli in cui si praticava l'escissione. Anche i Romani e i Greci la praticavano allo scopo di ridurre il desiderio sessuale femminile. Paolo di Egina (VII secolo d.C.) sosteneva che se non venivano rimosse, le clitoridi delle bambine sarebbero cresciute come peni e quindi usate per rapporti lesbici: poiché questo veniva considerato scandaloso, le clitoridi andavano tagliate in tempo (fra alcune tribù africane questa credenza è ancora molto diffusa).


Fino all'Ottocento in occidente
Anche se attualmente è una pratica abbandonata (alcune fonti[2] affermano che negli USA c'è stato qualche raro caso anche recentemente), l'asportazione del clitoride era praticata in Europa e negli Stati Uniti nel 1800, tramite l'asportazione chiurgica o cauterizzazione del clitoride, per "curare" il cosiddetto clitorismo (masturbazione femminile), la ninfomania ed il lesbismo (qualcuno era arrivato a considerare perfino l'orgasmo femminile come una malattia). La maggior parte dei medici britannici abbandonò questa pratica nel 1867, quando vennero giudicate infondate le motivazioni, ma negli USA continuò e vi si aggiunse perfino ovariectomia (ablazione delle ovaie).


L'escissione in Africa
In Africa, le pratiche dell'escissione del clitoride e dell'infibulazione sono antecedenti alla diffusione dell'islam e sono praticate ancora oggi. L’escissione del clitoride è presente in Kenya, Burkina Faso, Uganda, Ghana, Mali, Gibuti, Etiopia, Somalia ed Egitto sono i paesi dove la mutilazione genitale femminile è una pratica comune, cui la maggioranza delle bambine viene sottoposta prima di essere iscritte a scuola e, comunque, ben prima di raggiungere lo sviluppo sessuale. Secondo uno studio del 2005, in Egitto il 96% delle donne ha subito mutilazioni sessuali.

Secondo i praticanti, la ragazza che subisce l'escissione del clitoride resterà pura per la notte di nozze e il marito non l'abbandonerà per la vergogna.

Le organizzazioni non governative che operano in questi paesi lottano contro tale pratica. Qualche risultato positivo è stato raggiunto. Nel 2003 si è tenuta al Cairo la prima conferenza internazionale sul tema. Con la "Dichiarazione del Cairo", i partecipanti hanno chiesto ufficialmente ai parlamenti nazionali di redigere norme legislative per sradicare tale pratica. Successivamente il Kenya ha bandito le mutilazioni genitali femminili. Nel 2008 altri due Paesi africani hanno condannato escissione ed infibulazione:

il Parlamento egiziano ha approvato una legge - che rientra in una normativa sull'infanzia - che considera l'escissione un reato, punibile penalmente (ma il provvedimento precisa che l'escissione può essere praticata in caso di «necessità medica», aprendo così la via ad interpretazioni che rischiano di ridurne la portata);
il Parlamento dell'Uganda ha messo a punto un disegno di legge contro le mutilazioni sessuali, che dovrebbe terminare il proprio iter nel marzo 2009.
[modifica] Escissione ed IslamNel 1994 il Mufti egiziano Sheikh Jad Al-Hâqq 'Ali Jad Al-Hâqq promulgò una fatwa che affermava: "La circoncisione è obbligatoria per uomini e donne. Se gli abitanti di un qualsiasi villaggio decidessero di abbandonarla, il [suo] imam dovrà opporsi come se non ascoltassero più l'invocazione alla preghiera.

Nel 1949, 1951 e 1981 anche l'Università Al-Azhar del Cairo ha emesso e reiterato fatwa favorevoli all'escissione.

Nel marzo 2005 Ahmed Talib, Presidente della facoltà di Sharia sempre all'Università Al-Azhar, ha però affermato: "Tutte le forme di circoncisione e mutilazione femminili sono reato e non hanno niente a che vedere con l'Islam. Sia che essa preveda la rimozione della pelle o il taglio della carne degli organi genitali femminili [...] non è un obbligo nell'Islam.


Da Wikipedia, l'Enciclopedia Libera.


Image and video hosting by TinyPic

Infibulazione: Cos'è?
L'infibulazione (dal latino fibula, spilla) è una mutilazione genitale femminile. Consiste nell'asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale.
Ha nascita esclusivamente culturale, ma oggi è adottata e praticata soprattutto in molte società in Africa, nella penisola araba e nel sud-est asiatico.


Infibulazione e cultura
Esempio di "circoncisione faraonica"Le origini delle mutilazioni sessuali femminili sono legate a tradizioni dell’antico Egitto (da qui il nome di infibulazione faraonica). Si calcola che in Egitto, nonostante la pratica sia vietata, ancora oggi tra l'85% e il 95% delle donne abbia subito l'infibulazione. La Somalia, dove la pratica è diffusa al 98% , è stata definita dall'antropologo de Villeneuve le pays des femmes cousues, il paese delle donne cucite.

L'infibulazione e l'escissione del clitoride non sono menzionate dal Corano: non è dunque richiesta dall'Islam alcuna forma di manipolazione dei genitali (tra cui l'infibulazione) che rechi danno fisico alla donna. Secondo diversi studiosi non è neppure considerato accettabile nell'Islam che sia limitato il piacere sessuale della donna. Di qui il fatto che la giurisprudenza coranica ammetta, fra le cause di divorzio, difetti fisici della sposa, come ad esempio una circoncisione mal riuscita. Il padre del Kenya moderno, Jomo Kenyatta, difese l'infibulazione come una pratica culturale importante.

Sebbene non sia in nessuna sua parte richiesta dal Corano, l'infibulazione è però una pratica che si può riscontrare anche in alcuni paesi islamici (la parte meridionale dell'Egitto, Sudan, Somalia, Eritrea, Nigeria) dove viene consigliata come sistema utile a mantenere intatta la purezza della donna. In Indonesia un'associazione islamica sta finanziando campagne di infibulazione gratuita all'interno delle scuole. Così secondo una Fondazione istituita da Waris Dirie avrebbe già reso possibile l'infibulazione del 96 per cento delle bambine indonesiane.

In Somalia, una donna che non è infibulata, viene considerata impura. Per tanto, non riesce a trovare marito e rischia l'allontanamento dalla società.

La stessa Ayaan Hirsi Ali, venne infibulata all'età di cinque anni, assieme alla sorella di quattro ed è una delle principali sostenitrici contro le mutilazione femminili, nonché testimone di come questa pratica sia tipica delle società islamiche.

Il presidente Thomas Sankara mise al bando con una legge nel 1985 l'escissione e l'infibulazione in Burkina Faso.

Nel Cristianesimo le mutilazioni, anche quelle autoinflitte, sono considerate un peccato contro la santità del corpo e sono quindi proibite. Ma essendo l'infibulazione legata a culture tribali precedenti la cristianizzazione, tale pratica si è conservata, soprattutto tra i copti (ortodossi e cattolici) e nel Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia).


Effetti dell'infibulazione
I rapporti sessuali, attraverso questa pratica, vengono impossibilitati fino alla defibulazione (cioè alla scucitura della vulva), che in queste culture, viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Dopo ogni parto viene effettuata una nuova infibulazione per ripristinare la situazione prematrimoniale. La pratica dell'infibulazione faraonica ha lo scopo di conservare e di indicare la verginità al futuro sposo e di impedire alla donna di provare piacere durante l'amplesso con il coniuge.

Le conseguenze per la donna sono tragiche, in quanto perde completamente la possibilità di provare piacere sessuale a causa della rimozione del clitoride e i rapporti diventano dolorosi e difficoltosi, spesso insorgono cistiti, ritenzione urinaria e infezioni vaginali. Ulteriori danni si hanno al momento del parto: il bambino deve attraversare una massa di tessuto cicatrizzato e poco elastico reso tale dalle mutilazioni; in quel momento il feto non è più ossigenato dalla placenta e il protrarsi della nascita toglie ossigeno al cervello, rischiando di causare danni neurologici. Nei paesi in cui è praticata l'infibulazione inoltre, è frequente la rottura dell'utero durante il parto, con conseguente morte della madre e del bambino.

La tutela penale della donna
Una campagna per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili è stata lanciata negli anni novanta dalla leader politica Emma Bonino , che, a fianco dell'organizzazione Non C'è Pace Senza Giustizia (Npwj), ha organizzato eventi, iniziative, conferenza e meeting su questo argomento con politici europei ed africani.

Proprio per questo motivo, nel dicembre 2008 Npwj ha organizzato al Cairo (Egitto) una conferenza internazionale per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili, alla quale hanno partecipato un centinaio di donne e uomini politici africani ed europei. Con la legge 9 gennaio 2006, n. 7, il Parlamento italiano ha provveduto a tutelare la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne. Al codice penale è aggiunto l'articolo 583 bis che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili. Per mutilazione il legislatore intende, oltre alla infibulazione, anche la clitoridectomia, l'escissione o comunque (norma di chiusura) qualsiasi pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.

Allo stesso modo, chi, in assenza di esigenze terapeutiche, provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni.

Le disposizioni di questo articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia.

L'articolo 583 ter precisa inoltre che l'esercente la professione sanitaria resosi colpevole del fatto sottostà altresì alla pena accessoria dell'interdizione dall'esercizio della professione da tre a dieci anni, con comunicazione della sentenza di condanna all'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

Liliana Ocmin, Vicepresidente del comitato per le Pari Opportunità, ha affermato: «In Italia sono circa 40.000 le donne che hanno subito l'infibulazione. L'Italia è oggi la nazione europea che, per la particolare tipologia di flussi migratori, risulta il Paese con il più alto numero di donne infibulate».
Secondo uno studio di Aldo Morrone (direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà - INMP) e di Alessandra Sannella, in Italia le donne infibulate sarebbero invece circa 30-35 mila (ovvero il dato più alto presente in Europa) e ci sarebbero ogni anno circa 2000 o 3000 bambine immigrate a rischio. Tali infibulazioni verrebbero perlopiù fatte a pagamento (senza anestesia) presso medici o anziani appartenenti alla propria comunità.

In Eritrea dal 31 marzo 2007 praticare l'infibulazione è reato e per i trasgressori sono previste multe e la carcerazione a seconda della gravità del reato. Unione delle Donne Eritree stima che il 90% delle donne siano state soggette a infibulazione e che nel continente africano almeno tre milioni di bambine subiscano la pratica ogni anno.


Tipi di Infibulazione o FGM
Image and video hosting by TinyPic

(Da Wikipedia)