Ulema indonesiani favorevoli alla circoncisione femminile: un "diritto umano"
di Mathias Hariyadi
La pratica è “consigliata” e in accordo alla “tradizione”, anche se non può essere resa obbligatoria. Per il capo del Mui essa rientra nei “diritti umani” ed è “garantita dalla Costituzione”. Rischia l’espulsione dalla magistratura il giudice che ha “ironizzato” sugli stupri contro le donne.
- Il Consiglio indonesiano degli ulema (Mui) si schiera a favore della circoncisione femminile (e maschile) che, seppure non possa essere considerata obbligatoria, resta comunque "moralmente consigliata". È quanto emerge dalle parole del leader della più importante organizzazione islamica, nel Paese musulmano più popoloso al mondo. Egli avverte però di evitare "eccessi", arrivando all'asportazione o al taglio del clitoride. Nel frattempo è finito sotto inchiesta e verrà processato da un tribunale "etico" il giudice che, nei giorni scorsi, ha "ironizzato" sulle violenze sessuali alle donne, provocando una vera e propria ondata di indignazione generale (cfr. AsiaNews 15/01/2013 Jakarta: società civile in rivolta, contro giudici e politici che "giustificano" violenze sessuali).
Punto di riferimento per le questioni inerenti l'islam (come la liceità di un cibo e una bevanda), vero e proprio "consulente" del governo in materia di fede, ente preposto ad emettere fatwa - le risposte sui quesiti di fede e morale musulmana - il Mui ha preso posizione sulle circoncisioni femminili. E per bocca del suo capo, Kiai Hajj Ma'ruf Amin, ha sottolineato che si tratta di una pratica "consigliabile sul piano morale"; al contempo, egli respinge qualsiasi tentativo volto a dichiarare tale usanza illecita o contraria ai principi. Appartiene alla sfera dei "diritti umani", aggiunge il leader islamico, ed è "garantita dalla Costituzione".
"La circoncisione femminile - ha dichiarato Amin - è comunemente praticata mediante il taglio di alcune parti che coprono il clitoride" e, al tempo stesso, egli invita a non abusarne astenendosi da una "eccessiva circoncisione" che finisce per diventare una vera e propria mutilazione genitale. Egli ricorda che il Mui non può rendere tale pratica "obbligatoria", ma "respinge con forza" l'eventuale cancellazione di questa "tradizione" che viene compiuta all'interno di una "cerimonia rituale" e vale anche per gli uomini.
Intanto una commissione ha chiesto che sia processato davanti a un tribunale "etico" il giudice Daming Sunusi. Durante una sessione domande-risposte - nel contesto di un concorso per alcuni posti nella Corte suprema, presieduto da una commissione parlamentare - a proposito di uno stupro, il magistrato aveva dichiarato che "tanto lo stupratore quanto la vittima hanno 'goduto' del rapporto sessuale. E per questo non è necessario applicare la pena di morte per i violentatori".
I colleghi hanno bollato come "disdicevoli" le parole del giudice Sunusi, che hanno indignato la società civile del Paese e gruppi per i diritti delle donne, vittime di stupri e abusi. Fra le sanzioni proposte, l'espulsione dalla magistratura perché incapace di adempiere al proprio compito. All'indomani dell'intervento, egli avrebbe cercato di smorzare i toni della polemica affermando che si trattava di una "battuta" volta a stemperare la tensione dell'esame.
Punto di riferimento per le questioni inerenti l'islam (come la liceità di un cibo e una bevanda), vero e proprio "consulente" del governo in materia di fede, ente preposto ad emettere fatwa - le risposte sui quesiti di fede e morale musulmana - il Mui ha preso posizione sulle circoncisioni femminili. E per bocca del suo capo, Kiai Hajj Ma'ruf Amin, ha sottolineato che si tratta di una pratica "consigliabile sul piano morale"; al contempo, egli respinge qualsiasi tentativo volto a dichiarare tale usanza illecita o contraria ai principi. Appartiene alla sfera dei "diritti umani", aggiunge il leader islamico, ed è "garantita dalla Costituzione".
"La circoncisione femminile - ha dichiarato Amin - è comunemente praticata mediante il taglio di alcune parti che coprono il clitoride" e, al tempo stesso, egli invita a non abusarne astenendosi da una "eccessiva circoncisione" che finisce per diventare una vera e propria mutilazione genitale. Egli ricorda che il Mui non può rendere tale pratica "obbligatoria", ma "respinge con forza" l'eventuale cancellazione di questa "tradizione" che viene compiuta all'interno di una "cerimonia rituale" e vale anche per gli uomini.
Intanto una commissione ha chiesto che sia processato davanti a un tribunale "etico" il giudice Daming Sunusi. Durante una sessione domande-risposte - nel contesto di un concorso per alcuni posti nella Corte suprema, presieduto da una commissione parlamentare - a proposito di uno stupro, il magistrato aveva dichiarato che "tanto lo stupratore quanto la vittima hanno 'goduto' del rapporto sessuale. E per questo non è necessario applicare la pena di morte per i violentatori".
I colleghi hanno bollato come "disdicevoli" le parole del giudice Sunusi, che hanno indignato la società civile del Paese e gruppi per i diritti delle donne, vittime di stupri e abusi. Fra le sanzioni proposte, l'espulsione dalla magistratura perché incapace di adempiere al proprio compito. All'indomani dell'intervento, egli avrebbe cercato di smorzare i toni della polemica affermando che si trattava di una "battuta" volta a stemperare la tensione dell'esame.